A tavola nell’epoca di Instagram

Da quando per ottenere una foto non serve più attendere lo sviluppo del rullino dal fotografo, magari col rischio di aver totalmente sbagliato lo scatto con una sovraesposizione o con un movimento di troppo che ci fa ritrovare con una foto sprecata, si è scatenata un’orda di fanatici, la categoria dei seguaci dell’hashtag #foodporn e di tutte le sue derive e varianti.
Anche questo è un effetto della rivoluzione digitale iniziata ben prima della diffusione dei social network, ed innescata per l’appunto dall’incremento esponenziale del digitale nei confronti dell’analogico.

A tavola con lo smartphone

Quasi non c’è speranza, ormai accanto a coltello e forchetta c’è sempre più spesso anche lo smartphone, e prima di tuffarsi in qualsiasi pietanza questa deve essere immortalata e possibilmente condivisa: un pranzo al ristorante, se siete in compagnia di un vero irriducibile fanatico, può durare delle ore… mentre attendete che lui cerchi lo scatto migliore, selezionando gli hashtag più appropriati per poi pubblicare e magari iniziare anche a rispondere ai commenti!

Più giustificabili e meno ossessionati sono invece coloro che scattano discretamente e poi si gustano come conviene il piatto e la compagnia dei commensali. C’è sempre tempo per pubblicare il tutto su qualsiasi social, a serata finita!

In tutto questo scenario nel quale alcune porzioni di genere umano non fanno proprio una ottima figura, in special modo quando iniziano a trascurare l’interazione con chi li circonda per restare con lo sguardo incollato allo schermo, persino i camerieri si sono dovuti adeguare, attendendo i tempi tecnici di scatto in alcuni casi, e persino prestandosi di buon grado alle richieste in occasione di performance speciali.

Non ci sentiamo di condannare in toto questa moda, perché è sufficiente come detto riuscire a contenersi ed essere discreti, basta un po’ di buon senso: del resto, il rito dello scatto è anche uno strumento per apprezzare e gustare meglio il cibo, oppure per fare degli impliciti complimenti a chi ci ha invitato a cena ed ha speso tempo, cura e impegno nel preparare dei piatti speciali e persino un po’ scenografici.

Infine, quello dello scatto di una portata, o più spesso di una tazza di caffé o di una pinta di birra è un rituale quasi magico per chi viaggia da solo. Immortalare il tavolino con sullo sfondo le calli di Venezia, i canali di Amsterdam , i bistrot di Parigi o qualsiasi altra suggestiva location si stia visitando in quel momento è anche un modo per costruirsi un dettagliato album di ricordi seducenti, regalandosi piccoli momenti di poesia solitaria oppure, per chi è più malizioso, condividendoli per suscitare invidie.

Queste sono le piccole grandi nobiltà e miserie dell’era digitale applicata al cibo: a quale delle due condizioni iscriversi dipende soltanto da noi, e dalla misura con la quale ne facciamo uso!

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