Le proprietà del bergamotto, non solo una moda!

Nella tassonomia il suo nome è Citrus Bergamia, ma di certo lo hai sentito chiamare in causa con il suo nome più comune di Bergamotto. Questo agrume per il quale non sono ancora ben chiare né l’origine geografica – c’è chi lo vuole importato da Colombo, chi lo reputa originario della Cina – né quella della nascita, perché alcuni lo ritengono specie a sé, altri un incrocio, mette però tutti d’accordo quanto a rarità e conseguente prezzo mediamente elevato.

Come viene usato il bergamotto?

Un tempo veniva utilizzato come semplice ornamento, al pari del melograno, sulle tavole dei più benestanti. Oggi il bergamotto è invece oggetto dell’ennesima moda alimentare, che lo ha fatto scoprire come frutto ora ritenuto essenziale da chi si è fatto influenzare per le sue caratteristiche quasi esotiche, per la decantazione delle sue proprietà antiossidanti e perché è entrato di diritto anche tra gli ingredienti di una cucina d’elite con le sue capacità di insaporire risotti o altre pietanze.
Viviamo in un’epoca nella quale basta poco, pochissimo per scatenare la caccia all’ingrediente insolito, inedito e di cui si scoprono proprietà prima d’ora sconosciute sia per la salute che con l’obiettivo di apparire più “cool”. Così è stato per lo zenzero, per il lime (un tempo introvabile, oggi immancabile!) e per tanti altri.

Sai da dove proviene il bergamotto?

Del bergamotto erano già ben note in realtà le caratteristiche non alimentari, ma legate al suo uso molto diffuso nell’industria profumiera. L’olio essenziale di bergamotto è ingrediente per eau de cologne o eau de toilette, ma anche indicatissimo per i dopobarba, ma ottenerlo vuol dire dedicarsi ad un’operazione laboriosa eppure tramandata da decenni, da effettuare con un apposito macchinario. Per un chilogrammo di essenza di bergamotto occorrono circa 200 kg di frutta, il che spiega abbastanza chiaramente anche il costo elevato di questo agrume che si aggira sui 5 euro al kg e che tra l’altro quando compare sui banchi ortofrutticoli a partire da marzo, suo mese di raccolta, ha la tendenza a sparire in fretta proprio a causa della sua rarità.
In Italia la sua coltivazione è limitata ad una ridotta area della Calabria, nella provincia di Reggio in zona ionica, dove ha attecchito al meglio trovando caratteristiche geologiche e climatiche ideali.
Solo in California, zona territoriale che ricalca in parte alcune delle condizioni climatiche del Mediterraneo, è da qualche tempo iniziata la sua coltivazione non ancora portata però alle vette dei frutti nostrani.

Una autentica specialità calabrese che però difficilmente riuscirà a tenere il passo della moda alimentare e non, stanti le oggettive difficoltà nell’ottenere raccolti più consistenti; continuerà ad essere con ogni probabilità un prodotto di nicchia, e non è detto che sia un male se si preferisce preservarne la genuinità!

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